La Radio? Hanno svelato il trucco.
lunedì, 27 agosto 2007
Prima di iniziare il post di oggi devo assolutamente fare una premessa: RTL 102.5 è stata la radio alla quale devo l'inizio di questa attività a livello nazionale. Quindi grazie a Lorenzo Suraci che anche quando all'inizo facevo schifo in onda ha voluto tenermi pensando però di affiancarmi al buonissimo Angelo Baiguini e a tutto il team della radio di allora, che mi ha insegnato molto e dal quale spero di avere imparato.
A Milano, sulla Darsena, proprio di fromte a casa mia, ho visto affisso il megaposter di 20 metri firmato Virgin Radio... ma da un po' di giorni è stato sostituito da quello di RTL 102.5 e la sua RADIOVISIONE.
E sulla Radiovisione vorrei fermarmi un attimo perché mi pare che ormai il senso della magia della radio e delle sue voci si vada perdendo. Il fascino di quando si immaginava tutto lascia il posto al mistero svelato a furia di Webcam negli studi, pagine sui giornali e, appunto, programmi televisivi.
Sono cambiati i tempi perché oggi più di ieri c'è la rincorsa all'immagine, a tutto ciò che si vede e molto poco a tutto ciò che si sente. Il cervello e il cuore non sanno più ascoltare, perché c'è l'immagine che sovrasta ogni altro senso.
La radio in televisione non è una novità, ma, come ho già avuto modo di scrivere, ritengo che la radio vista in tv sia una pessima televisione, come del resto la tv riportata in radio è spesso una pessima radio.
La radio in tv è come un ottimo romanzo trasformato in un un film. Chi l'ha letto non è mai soddisfatto della sua trasposizione cinematografica perché l'immaginario del lettore non può corrispondere alla realtà della pellicola.
Tutta la finzione radiofonica (gli effetti sonori, le voci, i rumori) nel momento in cui la si vede perde ogni suo mistero, come un prestigiatore che svela il suo trucco mentre si sta esibendo.
Nel film The Prestige uno degli illusionisti soffre perché nel momento dell'ovazione del pubblico resta nascosto sotto il palco, lasciando invece al suo sosia il compito di godere del successo. Anche la radio dovrebbe fare la stessa cosa: rinunciare a farsi vedere per ricominciare, finalmente, a farsi sentire.
Io invece non sono d'accordo. O almeno, non sempre. Secondo me "Deejay chiama Italia" è una fantastica trasmissione radiofonica che non ha perso nulla, ma proprio nulla, da quando si vede anche in TV. I ritmi radiofonici, le gag e tutto il resto sono immutati e se si guarda la versione nel piccolo schermo, ci si diverte tanto quanto con in più i dettagli del backstage. Insomma a dimostrazione che se si è bravi e capaci, i due media si possono mischiare senza che uno rovini l'altro (a piacere quale dei due è "buono" e quale "cattivo ":))
Scritto da: Mattia | sabato, 15 settembre 2007 a 10:35
se penso che quando avevo 15 anni e ascoltavo la radio, la rai, compravo tutte le settimane il radiocorriere per conoscere i volti delle mie voci preferite..pensa che ancora oggi non conosco la faccia di alcuni di quelli. però come era bello immaginarsi chi ti parlava alla radio. oggi non c'è più nessuna curiosità..
la cosa più triste che oggi i conduttori li prendono più per l'aspetto fisico gradevole che non per il loro talento e il risultato purtroppo si sente..
galla rtl non mi è mai piaciuta, ma su ra dio monte carlo ti vedrei bene..un saluto.
Scritto da: simbax | domenica, 02 settembre 2007 a 11:14
VOCE
Sferza inconsueto silenzio
di ghiaccia tempesta che inclina
le frasi più dolci a ghermire
voce di un lieto narrare
che bocca si culla a vestire
di toni dal lieve volume
o sobri d’acuta suadenza
l’etere incontra frequenza
ne assorbe messaggi a distanza
e liberi volano al vento
pensieri che detta la mente
voce lontana di spazio
ma scenaria implora d’abbraccio
che copre nel tempo distanza
ed esile scuote la Vita
voce d’attesa al portone
d’antico cortile s’inscena
dopo l’annuncio del cuore
golosa di spazio s’appropria
conosciuta nel tempo
vestita a meriggio
nata inattesa
voce si elevA
BIANCOLEONE
Scritto da: BIANCOLEONE | giovedì, 30 agosto 2007 a 22:03
Mannaggia a te, Stefano, ma che si svela così un punto cruciale di un film come the prestige?
Per il resto, più o meno, concordo.
C'è da dire che forse le nuove generazioni cresceranno con un'idea di radio completamente diversa, fatta di vip, web, tv, immagini, gadget, promozioni e "esterne" con hostess e lancio delle magliette, e quel gusto dell'artigianato (che spesso si confonde con la magia) si perderà.
Ciao
Scritto da: Achille | giovedì, 30 agosto 2007 a 12:00
A me vedere la radio, non dispiace, come ho scritto in un mio post. Però posso capire che certamente la radio non è un prodotto da TV.
Scritto da: Carlo Odello | mercoledì, 29 agosto 2007 a 22:29
Ciao Stefano... condivido in pieno il tuo paragone della radio a romanzi...
Non disdico per partito preso le radio in tv, ma il fascino della radio, che riempie l'aria senza farsi vedere, che porta il suo parlato è il massimo...
W la radio, quella fatta bene che ti accompagna, ti informa, ti fa ridere o riflettere....
W la radio che si ascolta, perchè se chiudi gli occhi, una canzone mitica accompagnata da una voce amica, ti porta alto in volo......
Scritto da: gian | martedì, 28 agosto 2007 a 15:16
Io,appassionata sfegatata di Pirandello e del suo teatro,posso confermare soggettivamente quanto detto da Stefano...Pirandello era il primo ad andare "oltre"il personaggio,oltre l'attore,ma era il primo a sapere che lui che "fabbricava"lo spettacolo poteva conoscere e sapere quanto c'era dietro..ma al pubblico spettava impersonnificarsi nell'attore,farlo proprio,interiorizzarlo a tal punto da mettersi al suo posto.Un po' come diceva Staninslavsky...l'immedesimazione...e l'immedesimazione svaniva di fronte alla conoscenza del "dietro le quinte".Ecco perchè Pirandello arrivò alla conclusione che "conoscersi è morire":se vivi non ti puoi vedere,se ti vedi vuol dire che non esisti.E non stai più vivendo.
Scusate se mi sono dilungata ma tutto questo per dirvi che la magia del "non conoscere"è di gran lunga più affascinante del sapere tutto per modernizzarsi.
Un bacio
Claudia.bari
Scritto da: claudia.bari | martedì, 28 agosto 2007 a 10:01
Se le trasmissioni radiofoniche smettessero di basare il proprio successo su mezzucci come le vocine, le imitazioni, i rumorini e le ospitate di insulsi personaggi più o meno famosi e si basassero un po' di più sui contenuti (che siano musica selezionata con un criterio diverso da quello imposto dalle major oppure anche contenuti "parlati") non ci sarebbe nessun problema nel momento in cui si avesse accesso al "dietro le quinte" di una trasmissione...
M
Scritto da: Marcello | martedì, 28 agosto 2007 a 09:55
Concordo con quanto scritto nel post.
La radio "televisiva" rischia di non essere radio al 100% senza divenire televisione.
Il fenomeno di "ibridazione" non è legato solo ai media.
Mi viene in mente, ad esempio, lo sviluppo che hanno avuto i telefonini: fanno foto, video, puoi guardarci la tv, navighi in rete.
Sarò vecchio, ma credo che ad ogni mezzo debba essere associata una funzione (la sua funzione).
Tornando alla radio ... ops ... scusate ... devo andare ... si sta bruciando il pollo arrosto (questi frullatori moderni ... :-))
Moreno
Scritto da: PuroNanoVergine | martedì, 28 agosto 2007 a 08:59
La magia della radio nasce proprio nel poterla assaporare solo attraverso il suono, che ti accende nel cuore mille altri canali -non televisivi!. E' un trucco che non tutti i prestigiatori riescono a fare...ma ci sono certi maghetti in giro!!!!!!
baci magici dall'anto!
ps. fanno un po' eccezione le webcam, che ti permettono di vedere i sorrisi che, senza trucco e senza inganno, tali maghetti tirano fuori dal cilindro!!!!
Scritto da: anto | martedì, 28 agosto 2007 a 06:59