Febbraio è il mese dei traslochi. Trasloca il governo, traslocano gli amici, trasloca il mio posto di lavoro in radio.
Quando traslochi sei costretto a rivedere le cose che ti sono appartenute e le riguardi con affetto e nostalgia, con rabbia e dolore, con odio e amore. Sai che quelle cose da quel momento in poi avranno una nuova collocazione, un nuovo posto dove stare. Oppure non avranno più alcun posto.
Quando dopo nove anni (sette anni di Radio Italia Network e due di Play Radio) ho dovuto lasciare il luogo da dove trasmettevo tutti i giorni, ho iniziato a riempire gli scatoloni con gli oggetti che hanno caratterizzato quasi dieci anni della mia vita radiofonica. E così sono riaffiorati i ricordi, le persone, gli ascoltatori, i fan club, le magliette, i libri, le fotografie.
Il trasloco ti costringe a capire chi sei stato e in quel momento ti chiedi chi sarai. E' un po' come attraversare un ponte che sai si spezzerà doppo il tuo passaggio impedendoti di tornare indietro.
La differenza dello stato d'animo è il motivo che ti fa traslocare. Prodi è stato costretto a farlo, e certo non sarà felice, come non lo sarà l'ex maggioranza. Io sono stato costretto a farlo, e non è stato facile.
Ma chi, invece, ha deciso di traslocare riesce a vedere il suo passato con talmente tanto distacco da farlo risultare davvero passato. E il passato, per quanto meraviglioso e irripetibile, si trasformerà in un ricordo che avrà sempre il suo posto ma che resterà chiuso nello scatolone finché un nuovo trasloco non l'obbligherà a riaprirlo.
Per un motivo o per l'altro oggi anche io sono costretto a traslocare. Chiudo gli scatoloni, risistemo le cose e, come un buon investimento in borsa, aspetto i frutti di tutta questa fatica.
Speriamo che il Dow Jones non mi faccia brutti scherzi.
P.S. Ho detto che mi sposto di ufficio. Non di radio! :-)
(Radio 24 - Il Riposo del Guerriero - Domenica dalle 10 alle 17)