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giugno 2008

Il coraggio di mettersi in gioco

Donadoni1La vicenda di Donadoni mi ha fatto riflettere sulla questione della capacità di mettersi in gioco.

Ritengo che al mondo ci siano due categorie di persone. La prima è rappresentata da chi si appassiona a qualcosa (uno sport, un hobby, una forma artistica), ne conosce ogni singolo dettaglio, si informa ed è curiosa di tutto ma si limita alla conoscenza.

La seconda è invece appannaggio di chi, mosso dalla medesima curiosità, sperimenta anche quello che conosce e si mette in gioco.

Chi rientra nella prima categoria spesso ha paura di fallire e di essere giudicato dagli altri e per questo rifugge il più possibile dal cimentarsi nelle imprese e spesso finisce per diventare solo presuntuoso, proprio per nascondere la propria incapacità di tirarsi in ballo.

Chi invece non ha paura del fallimento e cerca di vedere le cose anche dal punto di vista di chi le fa allora preferisce partecipare alla mischia piuttosto che restare a guardare, al di là dei risultati ottenuti.

Donadoni si è messo in gioco sul serio e dal mio punto di vista non ha affatto fallito: non avrà portato l'Italia a vincere gli Europei, ma ci ha creduto fino in fondo... forse era l'Italia che non ha voluto giocare davvero la partita.


Saranno Maturi

MaturitHo preso in prestito a Gramellini il suo "Buongiorno" pubblicato su "La Stampa" del 17 giugno perché scrive esattamente quello che ho sempre pensato.
Buona lettura.

Fra i ragazzi che si apprestano a vivere la fatidica Notte Prima Degli Esami, spicca una maturanda di anni 86. Non è una ripetente, va detto. L’arzilla studentessa piemontese incarna fino al paradosso un fenomeno che attraversa sottotraccia la nostra società: lo slittamento del fuso orario esistenziale. Un bambino di 10 anni resta, più o meno, un bambino di 10 anni. Un ragazzo di 20 un ragazzo di 20. Ma lì si verifica il blocco delle lancette. A 30 anni, infatti, non sei più un uomo di 30 anni. Sei ancora il ragazzo di dieci anni prima. Vivi in casa coi tuoi, non hai un posto fisso, ti tormenti coi dilemmi esistenziali dell’adolescenza. Poi riparti, ma non recuperi più. A 40 entri nella giovinezza e le cronache dei giornali ti battezzano «giovane uomo di circa 40 anni…». Quando 40 anni li aveva tuo padre, una frase del genere ti avrebbe fatto sobbalzare. Ora ti rende felice. E’ l’età delle scelte importanti, in famiglia e sul lavoro, e spesso per realizzarle rompi i matrimoni e gli impieghi incautamente afferrati in precedenza.

Verso i 50 diventi adulto. Insomma, quasi. Sei ancora in cerca di emozioni estreme, vittima di illusioni & depressioni, soggetto a colpi di testa. Ma a 60 ti accorgi che è sopraggiunta la maturità: il momento delle decisioni consapevoli. A 70 chi ti incontra per strada dice che dimostri vent’anni di meno. E’ un ruffiano: in realtà ne dimostri solo dieci di meno. Ma è già tantissimo. Ti ricordi com’erano vecchi i vecchi, una volta? Ora quel vecchio sei tu, ma non lo sei affatto. E se la salute ti assiste, sei pronto per varcare il traguardo degli 80 e ritornare bambino.


Precisione svizzera

PiccioneUn amico tunisino sbarcato in Italia da qualche tempo e in cerca di un lavoro dignitoso (anche perché nel suo Paese si è diplomato con ottimi voti e conosce benissimo cinque lingue parlate e scritte), per racimolare qualche euro si è improvvisato dispensatore di mais da vendere ai turisti in piazza del Duomo a Milano per farsi fotografare con in mano i piccioni (disgustoso ma pittoresco).

L'avevo avvisato che sarebbe stato multato e che è vietato da tempo (anche perché ultimamente il numero di piccioni è aumentato a dismisura), ma il morso della fame ha fatto superare anche questo ostacolo e ci ha provato.

La polizia, in borghese, gira per il centro di Milano senza farsi notare, ma osservando tutto quello che non si può fare, e così l'hanno curato finché un signore svizzero gli si è avvicinato per acquistare un sacchetto di mais. Valore, 1€.

Mentre si procedeva all'acquisto, manco si trattasse di spaccio, il mio amico viene bloccato dai poliziotti e portato sul cellulare.

Gli viene sequestrata "la roba" (cioè il mais) e gli viene verbalizzata una multa di 5000€ (credo che non ne abbia avuti in tasca nemmeno 5). Ma il bello doveva ancora venire.

Poiché lo svizzero aveva in mano il sacchetto di mais, convinto di fare un gesto giusto e doveroso nei confronti dell'extracomuntario, lo ha seguito fino al pullmino per dargli l'euro che gli avrebbe dovuto!

Così il mio amico non ha potuto nemmeno tentare di giustificarsi dicendo che con lo svizzero ci stava solo parlando. L'elvetico insisteva per saldare il suo debito, e il tunisino si sbracciava per dirgli di allontanarsi e andare via, tenendosi l'euro e il sacchetto!

Non sia mai! Uno svizzero non può mai essere in debito... e a quanto pare anche fra extracomunitari non si sono capiti.

Così, per eccesso di zelo, il tunisino ha rischiato l'espulsione. Per la multa si vedrà.

Dannata precisione svizzera.