Cocaina di fine anno. Fine di tutto.
lunedì, 29 dicembre 2008
Ucciso fuori dal De Sade a Milano, precipitati, e morti, dal cavalcavia, investito dal tassista... tre episodi accaduti nell'arco di una giornata che hanno un solo denominatore comune: la cocaina.
Quando avevo 16 anni frequentavo due compagnie: quella dell'oratorio (con alcuni amici che si facevano le canne) e quella dei "grandi" (con alcuni amici che sniffavano la cocaina), eppure io non ho mai provato né una, né l'altra. Erano gli anni '80.
A distanza di vent'anni sapete cos'è cambiato? L'atteggiamento di chi ne fa uso e di chi la spaccia.
I membri delle mie due compagnie non si sarebbero mai azzardati a propormi di provare l'una o l'altra cosa: ero troppo piccolo. Così non ho mai visto nessuno fumarsi una canna (lo facevano di nascosto da me) né tantomeno nessuno farsi una striscia di cocaina. Anzi, ricordo perfettamente un fatto strano.
Ogni volta che ci si ritrovava a casa dei miei amici più "grandi" (avevano una ventina d'anni, e io quattro di meno) c'era spesso un momento in cui mi chiedevano di preparare il tè. Io, felice di rendermi utile, sgattaiolavo in cucina a metter su il pentolino e a preparar le tazzine. La cosa buffa è che uno di loro veniva sempre a controllare il mio operato. Che rabbia! Non si fidavano delle mie capacità!
Macché. Solo molti anni dopo ho capito: alcuni di loro stavano sniffando e, con la scusa del tè, mi tenevano alla larga. E io non ho mai visto. E non ho mai provato.
Ecco cos'è cambiato. Io sono grato a quegli amici perché hanno avuto il buon senso di non invitarmi mai a quel tipo di festa e a non mostrarmi mai quel tipo di "sballo".
Sono passati vent'anni e il vizio è rimasto tale e quale, quello che ormai manca è proprio il buon senso.