Quando negli Stati Uniti, negli anni '50, la televisione spopolò imbesuendo tutti, il cinema entrò in crisi. La gente preferiva starsene a casa a vedere un quiz, piuttosto che pagare un biglietto per godersi una storia.
Così si cercarono modi per rendere il cinema più interessante e uno di questi modi era la possibilità di dare profondità alle immagini rendendo i film tridimensionali.
Bastavano un paio di occhialini con lenti rosse e blu per permettere a ogni occhio di vedere un'immagine distinta e unica: quella destra per l'occhio destro e quella sinistra per l'occhio sinistro. Il cervello poi avrebbe pensato a ricostruirne la profondità.
Girare un film in quel modo, però, era molto costoso perché le riprese richiedevano l'utilizzo di due cineprese distinte e la stampa della pellicola raddoppiava perché a ogni sala bisognava consegnare due bobine: una per l'occhio destro e una per l'occhio sinistro. Servivano ovviamente anche due proiettori e la grande difficoltà per le sale era anche dovuta al fatto che quando una delle pellicole si rovinava (per esempio si bruciava qualche fotogramma), era assolutamente necessario eliminare anche dall'altra pellicola lo stesso numero di fotogrammi, altrimenti le due immagini sovrapposte sarebbero state diverse. Un gran casino, insomma.
Per non parlare poi del fastidio per gli occhi, perché l'occhio con la lente rossa sforza molto di più dell'altro provocando l'immancabile mal di testa.
Fu comunque un successo solo per qualche mese e poi il cinema 3D venne abbandonato.
La scienza però venne in aiuto e alle lenti rosse/blu vennero sostituite quelle polarizzate. In pratica ogni occhio si ritrovava davanti una lente trasparente capace pereò di far filtrare solo l'immagine polarizzata in un certo modo. Così l'occhio destro avrebbe visto un'immagine differenta da quello sinistro, esattamente come accadeva con il primo sistema, con la differenza però di evitare l'effetto mal di testa.
Anche in questo caso doppie cineprese e doppi proiettori. un bel costo!
Poi è arrivato il cinema digitale. Basta una ripresa fatta con determinate tecnologie e sarà il computer poi a generare le due immagini distinte. Cambia anche la tecnologia per guardarli e che si è trasformata in "attiva" (quella di prima è denominata "passiva") perché gli occhiali elettronici in ogni lente nascondono un vetro con cristalli liquidi capace di oscurarsi 70 volte al secondo in sincronia con le immagini proiettate. Il risultato è una visione della tridimensionalità perfetta che non stanca la vista.
Nvidia porta sui nostri PC questa tecnologia attiva e, se non volete fare la spesa (il kit comprende anche un monitor capace di generare immagini a 120Hz), potete provare quella passiva trasformando i vecchi giochi in titoli dalle immagini rosse e blu.
Bastano una scheda Nvidia dalla 8000 in poi e i nuovi driver per provare questa emozione e ritornare a giocare a vecchi titoli in modo completamente nuovo perché sarà proprio il processore grafico a generare le due immagini separate.
Anche i videogiochi, dunque, come il cinema, stanno cercando di rendersi sempre più accattivanti per portare la gente ad appassionarsi, a uscire, a vivere le emozioni in modo più intenso. E a far girare l'economia.
Ma in questa corsa tecnologica a perdere sono le emozioni vere. Le storie appassionanti, i titoli (di film e videogiochi) capaci di farci sognare.
Quando le due cose si incontreranno avremmo la perfezione.
Il cinema ci è già riuscito con titoli come Wally.E e UP! Ma i videogiochi?