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lunedì, 23 novembre 2015
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Da un lato sono molto divertito, dall'altro sono allibito. In merito a un'azione di Microsoft verso le console Xbox 360 modificate, ho scritto un articolo nel mio blog dedicato ai videogiochi intitolato Un Milione di (D)Bannati: Ma Chi Ci Guadagna?, dove ipotizzavo la cifra di un milione semplicemente perché la casa di Redmond aveva dichiarato 600.000 "ban" negli Stati Uniti ai quali ho aggiunto gli ipotetici europei.
Questo dato è stato ripreso da molti siti, tant'è che Microsoft ha dovuto smentire la voce, dichirando che si tratta di un numero molto inferiore al milione e chiedendosi da dove venisse il dato scorretto.
Nel mio blog spiego chiaramente che si tratta solo di un'ipotesi, ma il titolo è stato sufficiente ad accreditare la notizia.
Il problema è che l'infromazione è troppa e spesso non cè. E la gente non legge più, non approfondisce, si basa sulle dichiarazione telegrafiche di un titolo, un sms, un "twitter" o un nessaggio su FaceBook, credendo con quello di conoscere la notizia intera.
Ecco. Questa è l'informazione che non c'è. Io sono un "fan" dei titoli: ma non mi fermo mai all'apparenza. E spesso trovo molte sorprese. Provateci anche voi.
Quando negli Stati Uniti, negli anni '50, la televisione spopolò imbesuendo tutti, il cinema entrò in crisi. La gente preferiva starsene a casa a vedere un quiz, piuttosto che pagare un biglietto per godersi una storia.
Così si cercarono modi per rendere il cinema più interessante e uno di questi modi era la possibilità di dare profondità alle immagini rendendo i film tridimensionali.
Bastavano un paio di occhialini con lenti rosse e blu per permettere a ogni occhio di vedere un'immagine distinta e unica: quella destra per l'occhio destro e quella sinistra per l'occhio sinistro. Il cervello poi avrebbe pensato a ricostruirne la profondità.
Girare un film in quel modo, però, era molto costoso perché le riprese richiedevano l'utilizzo di due cineprese distinte e la stampa della pellicola raddoppiava perché a ogni sala bisognava consegnare due bobine: una per l'occhio destro e una per l'occhio sinistro. Servivano ovviamente anche due proiettori e la grande difficoltà per le sale era anche dovuta al fatto che quando una delle pellicole si rovinava (per esempio si bruciava qualche fotogramma), era assolutamente necessario eliminare anche dall'altra pellicola lo stesso numero di fotogrammi, altrimenti le due immagini sovrapposte sarebbero state diverse. Un gran casino, insomma.
Per non parlare poi del fastidio per gli occhi, perché l'occhio con la lente rossa sforza molto di più dell'altro provocando l'immancabile mal di testa.
Fu comunque un successo solo per qualche mese e poi il cinema 3D venne abbandonato.
La scienza però venne in aiuto e alle lenti rosse/blu vennero sostituite quelle polarizzate. In pratica ogni occhio si ritrovava davanti una lente trasparente capace pereò di far filtrare solo l'immagine polarizzata in un certo modo. Così l'occhio destro avrebbe visto un'immagine differenta da quello sinistro, esattamente come accadeva con il primo sistema, con la differenza però di evitare l'effetto mal di testa.
Anche in questo caso doppie cineprese e doppi proiettori. un bel costo!
Poi è arrivato il cinema digitale. Basta una ripresa fatta con determinate tecnologie e sarà il computer poi a generare le due immagini distinte. Cambia anche la tecnologia per guardarli e che si è trasformata in "attiva" (quella di prima è denominata "passiva") perché gli occhiali elettronici in ogni lente nascondono un vetro con cristalli liquidi capace di oscurarsi 70 volte al secondo in sincronia con le immagini proiettate. Il risultato è una visione della tridimensionalità perfetta che non stanca la vista.
Nvidia porta sui nostri PC questa tecnologia attiva e, se non volete fare la spesa (il kit comprende anche un monitor capace di generare immagini a 120Hz), potete provare quella passiva trasformando i vecchi giochi in titoli dalle immagini rosse e blu.
Bastano una scheda Nvidia dalla 8000 in poi e i nuovi driver per provare questa emozione e ritornare a giocare a vecchi titoli in modo completamente nuovo perché sarà proprio il processore grafico a generare le due immagini separate.
Anche i videogiochi, dunque, come il cinema, stanno cercando di rendersi sempre più accattivanti per portare la gente ad appassionarsi, a uscire, a vivere le emozioni in modo più intenso. E a far girare l'economia.
Ma in questa corsa tecnologica a perdere sono le emozioni vere. Le storie appassionanti, i titoli (di film e videogiochi) capaci di farci sognare.
Quando le due cose si incontreranno avremmo la perfezione.
Il cinema ci è già riuscito con titoli come Wally.E e UP! Ma i videogiochi?
Ieri sera capito su una puntata di "Porta a Porta" che aveva come argomento la prostituzione e le sue problematiche. Fra gli ospiti c'era ovviamente anche il sindaco di Padova, Flavio Zanonato, un sindaco illuminato che, dopo aver fatto parlare di sé per aver creato un registro per le coppie di fatto anche omosessuali, ora è tornato alla ribalta delle cronache per aver emesso un'ordinanza che permette di multare i clienti delle prostitute affiché si possa arginare il problema delle lunghe code di automobili che si formato lungo determinati punti della città.
Dormivo con la tv accesa e quindi non ho ascoltato bene il dibattito, ma mi sono svegliato quando alla fine della puntata, non so per quale motivo, qualcuno che pensavo fosse il sindaco in questione (ma pare invece fosse Riccardo Schicchi... stavo proprio dormendo) ha detto: "I ragazzi imparano a uccidere giocando con la Playstation". Poi, grazie al cielo, ha ridetto la frase sostituendo però alla parola "Playstation" la parola "Xbox". Molto meglio!
Sono venticinque anni che mi occupo di videogiochi e il mio sforzo è sempre stato quello di far capire come un videogioco possa essere considerato una forma d'arte, al pari di un film, di un quadro, di un libro o di una composizione.
Non sono le battaglie combattute su una console a insegnare ai ragazzi a uccidere, perché da che mondo è mondo TUTTI I BAMBINI hanno sempre giocato alla guerra, sparandosi a vicenda con fucili farlocchi o tirandosi i bussolotti di carta lanciati da una cerbottana. Ci avrà giocato anche Bruno Vespa, eppure non si è trasformato in un omicida guerrafondaio.
Quello del combattimento è un istinto innato in ogni bambino, e giocare alla guerra fa parte della sua crescita personale, del suo percorso evolutivo.
Oggi, semplicemente, l'elettronica ha sostituito in parte i soldatini di piombo e le mitiche Oklaoma ad aria compressa, ma la sostanza resta la stessa.
Smettiamola di demonizzare i videogiochi, come se la colpa dell'indifferenza e dello scarsissimo senso civico che aleggia nell'aria fosse da ricercarsi in una serie di pixel sullo schermo e domandiamoci invece se non sia il caso di mostrare un po' di buon senso e di rispetto del prossimo, a cominciare dai Talk Show.
Eccolo qua. E' il primo numero di Digital Life Style, un mensile che si occupa di tecnologia, creatività e, soprattutto, di stile di vita.
Finalmente una rivista che ha riscoperto il valore del cuore. Questo cuore che si sta dimenticando di esistere e presto anche di battere. Non c'è più cuore nella tv in chiaro, ce n'è sempre meno in radio, sta sparendo dai giornali e dalle riviste. Sta smettendo di battere anche tra di noi.
Ecco perché sono felice che il progetto, voluto da Mauro Fabbri, abbia preso vita e sia così riuscito a far ribattere quel cuore che la troppa tecnologia stava cercando di sopprimere.
Io sono un grande sostenitore della tecnolgia, ma non ho mai dimenticato l'anima. E questa rivista potrà aiutare gli altri a ricordarsi di averne una.
Se avete perso il primo numero, potete leggere l'articolo che ho scritto... e per chi è molto curioso... ecco la copertina del secondo numero adesso in edicola, dove si parla di Giappone, di tendenze, di robot, di sesso e, naturalmente, di anima... anzi, di "anime"!